136. Il liagò del Rio Terà

[foto ZUK]

Il termine liagò (o diagò) non compare nei vocabolari comuni, ma è tipico della parlata veneziana. Il significato attribuito oggi non è sempre uniforme, anche se si rifà a interpretazioni tramandate nel tempo. Spesso viene accostato a sinonimi più o meno pertinenti, come gli italiani “verone”, “lobia” o “bovindo”, l’inglese “bow-window”, oppure i triestini “sburta” e “jazéra”.
La funzione, tuttavia, è chiara e condivisa: si tratta di una sporgenza che consente di ricevere più luce solare rispetto a una finestra tradizionale, offrendo al contempo una vista laterale protetta dal freddo e dalle intemperie.
Molti dei liagò ancora presenti a Venezia si trovano sui palazzi che si affacciano sul Canal Grande o sui rii adiacenti, e per questo sono difficilmente osservabili da vicino, a meno di navigarci sotto. Anche questo liagò si affacciava originariamente su un rio, poi interrato per renderlo pedonale, da qui il nome Rio Terà, che indica appunto un canale interrato. È quindi uno dei pochi visibili da terra, a distanza ravvicinata.
Di forma squadrata, privo di ornamenti, in legno, con una finestrina a sud, due a ovest e, giustamente, nessuna a nord, si integra perfettamente con lo stile sobrio della casa. Ma anche i liagò dei palazzi dalle facciate più sontuose mantengono lo stesso stile essenziale, come se il modo di costruirli fosse rimasto invariato nei secoli. Ed è proprio questo uno dei tanti piccoli misteri veneziani.

Lato nord e lato sud [foto ZUK]

Sestiere di Dorsoduro 795A
In Rio Terà Foscarini accanto alla Chiesa dei Gesuati
Geolocalizzazione: 45.429410, 12.327470

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