138. Il cavaliere ingannato

[foto STELLA]

Venezia, per entrare in possesso di una parte dell’immenso patrimonio del condottiero bergamasco Bartolomeo Colleoni, aveva accettato una particolare clausola testamentaria: dopo la sua morte, sarebbe stata eretta una sua statua equestre in Piazza San Marco, come da sue ultime volontà:
“Rogat ut dignetur facere fieri imaginem super equo brondeo et ipsam imaginem ponere super platea S. Marci”
(“Chiedo che si degni di fare un’immagine su un cavallo di bronzo e di collocare l’immagine stessa in Piazza San Marco”).

Nonostante i grandi servigi resi alla Serenissima dal 1454 fino alla sua morte nel 1475, periodo in cui fu anche Comandante Generale dell’esercito veneziano, i veneziani cercarono un escamotage giuridicamente inattaccabile per non dover collocare la statua, per di più dedicata a un non veneziano, nella loro piazza più prestigiosa.
Alla fine, Venezia rispettò formalmente la volontà del Colleoni: la statua fu effettivamente posta a San Marco, ma non davanti alla Basilica, come lui avrebbe desiderato, bensì davanti alla Scuola Grande di San Marco, in una zona completamente diversa della città. Una soluzione astuta, ma tecnicamente conforme al testamento.
L’opera, comunque grandiosa, fu affidata nel 1480 ad Andrea del Verrocchio, l’unico artista dell’epoca capace di fondere una statua equestre in bronzo di tali dimensioni, e il primo a riuscirci con il cavallo sostenuto da sole tre zampe. Tuttavia, Verrocchio morì nel 1488 senza aver completato l’opera. In un certo senso, il Colleoni si era preso la sua rivincita.
A completare la statua fu chiamato Antonio Leopardi, artista locale, che impiegò ben quattro anni per la fusione e altri tre per il basamento e la messa in opera.
Per la sua imponenza e bellezza, la statua è oggi una delle più amate dai veneziani, che hanno voluto rendere omaggio al suo autore dedicandogli la vicina Calle del Verrocchio, che si affaccia proprio sulla scultura.
Se Venezia giocò d’astuzia, Colleoni vinse comunque l’eternità.

[foto ZUK]
la statua di Bartolomeo Colleoni nel dipinto del Canaletto “Campo Santi Giovanni e Paolo” del 1740 circa

Sestiere di Castello
In Campo Santi Giovanni e Paolo
Geolocalizzazione: 45.439205, 12.341399

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