
Non lontano da Rialto, si possono ancora scorgere alcune scritte, quasi certamente realizzate con stencil, la cui origine rimane incerta. Sono visibili su almeno sei delle colonne del porticato che collega Campo Erberia a Campo Bella Vienna, ma il progressivo degrado dovuto alla totale assenza di interventi di restauro le sta rendendo sempre più illeggibili.
Tra quelle ancora decifrabili, spiccano le iscrizioni sotto il civico 147 (“W ROMA INTANGIBILE”) e quelle sopra e sotto i civici 145 e 146 (“W ROMA INTANGIBILE” e “A ROMA CI SIAMO E CI RESTEREMO”).
Le interpretazioni sull’origine di queste frasi sono diverse. Alcuni le ritengono risalenti al periodo risorgimentale, attribuendo il motto “Ci siamo e ci resteremo” a re Vittorio Emanuele II, pronunciato al suo arrivo a Roma dopo la presa di Porta Pia, il 20 settembre 1870. Anche se, secondo i più scettici, il re si sarebbe limitato a dire “Finalment i suma” (“Finalmente siamo arrivati”), e sarebbe stato un suo portavoce a trasformare la frase in un motto più solenne.
Altri invece sostengono che le scritte risalgano all’inizio dell’epoca fascista, in particolare al 1921, quando con la Marcia su Roma Benito Mussolini e le sue squadre, da poco trasformate in partito politico, conquistarono il potere con il sostegno del re Vittorio Emanuele III.
Se non verranno preservate, svaniranno lentamente; eppure, ogni lettera che resiste è un frammento di memoria che continua a chiedere di non essere dimenticato.

Sestiere di San Polo 145, 146 e 147
Faccia interna delle colonne del portico che collega Campo Erberia a Campo Bella Vienna
Geolocalizzazione: 45.439030, 12.335392