
Ogni articolo che scrivo ha una sua storia. E oggi, per una volta, non racconterò la storia che ho scoperto, ma la scoperta di questa storia.
Poiché non abito a Venezia, ma nel cuore del Friuli, le mie indagini non possono sempre contare su indizi raccolti sul posto. Mi affido quindi alla lettura di svariati libri, documenti e all’incrocio di fonti online per comporre il quadro completo.
La scelta di un argomento nasce quasi sempre da una curiosità annotata durante una delle mie passeggiate veneziane. Come quella volta in cui mi fermai a osservare il capitello ligneo sospeso ai piedi del ponte che conduce alla Chiesa di San Raffaele Arcangelo o, in veneziano, del Anzolo Rafael. Dietro la grata della sua apertura a croce, notai un crocifisso troppo piccolo e recente per essere quello originale. Tornato a casa, cercai informazioni, ma le fonti tacevano.
La volta successiva, tornato sul luogo, mi concentrai nel decifrare le scritte consumate sulle due lapidi poste a destra e a sinistra del capitello, sperando così in qualche indizio.
SACRILEGA MANO
?????N?ON? VISIBILMENTE AD?TI?IO
FV RACCAPRICCIO DI TVTTI
PROFANÒ
QVESTA SACRA IMMAGINE
CHE
DA QVASI UN SECOLO
QVI VENERAVASI
LA NOTTE
XVI OTTOBRE MDCCCLIII
Quella di destra:
PIE LARGIZIONI
DI VERACI ADORATORI
DELL’ VOMO DIO CROCEFISSO
A RIPARARNE
L’INSVLTO ESECRANDO
COLLOCARONO
IN PIV DECENTE RIPOSTIGLIO
LA PROFANATA EFFIGIE
IL DI
XVI OTTOBRE MDCCCLV
Nonostante alcune parole illeggibili, le iscrizioni rivelavano chiaramente che su quel muro era venerata una “sacra immagine” o “effigie” fin dal 1750 circa. Profanata nel 1853, fu sistemata nel 1855 grazie a pie donazioni e ricollocata in un “più decente ripostiglio”: il capitello stesso. Ma il crocifisso, dove era finito?
La ricerca si arenò di nuovo. Per mesi.
Poi, per puro caso, mentre cercavo un altro libro su Venezia, ne trovai uno del 1978 con una copertina che catturò la mia attenzione: uno scorcio di un ponte con un gatto appollaiato. E sullo sfondo, proprio quel capitello, in cui si intravedeva un antico crocifisso con un Cristo dalla folta chioma. Il crocifisso aveva finalmente un volto, ma che fine aveva fatto?
Cercai su siti di quotidiani locali e scoprii che nel 2014 sconosciuti avevano dato alle fiamme i fiori di plastica infilati nella grata, danneggiandone la parte bassa. Da quel momento fu sostituito con uno più economico. Dopo 160 anni, la “sacrilega mano” aveva colpito nuovamente.
Ora: era ancora in restauro o era stato chiuso in un posto sicuro? Niente di tutto ciò. Dopo successive ricerche su fonti parrocchiali, trovai finalmente l’informazione che cercavo: il crocifisso non si era allontanato molto, era conservato all’interno della Chiesa del Anzolo Rafael.
Cercai online tra le rare foto dell’interno e, a destra dell’altare maggiore, trovai un crocifisso con un Cristo dalla folta capigliatura, che sembrava appena restaurato. Un ultimo confronto visivo con quello del libro mi confermò che la mia ricerca era conclusa. Pronta per essere raccontata.


Sestiere di Dorsoduro (a dx di 2364)
Tra Fondamenta Barbarigo e Fondamenta Briati all’altezza del ponte che porta alla Chiesa di San Raffaele Arcangelo
Geolocalizzazione: 45.432681, 12.318683