162. Il ponte della Salute

l’attuale ponte realizzato dalla Ingemar nel 2002

A Venezia ci sono ponti che non durano per sempre. Appaiono e scompaiono, come apparizioni. Sono appena quattro, ma la città li ha battezzati con molti nomi: temporanei, galleggianti, di barche, votivi.
Temporanei, perché nascono per una ricorrenza e subito svaniscono, fino al richiamo successivo.
Galleggianti o di barche, perché il cammino poggia su imbarcazioni allineate, una spina dorsale che attraversa la corrente.
Votivi, perché alcuni furono promessa e preghiera, figli di un voto religioso che la città volle mantenere.
Oggi le barche hanno lasciato posto a più moderni moduli flottanti, capaci di non intralciare la navigazione e custoditi a riposo sull’isola delle Tresse a Marghera, pronti a riemergere quando la tradizione li chiama.
Il più breve di questi, lungo 57 metri, nacque da una tragedia. Tra l’autunno del 1630 e l’estate del 1631, la peste travolse Venezia, strappando 47.000 vite su una popolazione di 140.000 anime.
Di fronte all’impotenza, il doge Nicolò Contarini e il patriarca Giovanni Tiepolo invocarono un gesto di fede collettiva: una processione di tre giorni e tre notti, penitenza e supplica alla Madonna. La città rispose in massa, e il Senato, colpito dalla devozione e dalla gravità del momento, il 21 novembre 1630 pronunciò un voto solenne: se Venezia fosse stata liberata dalla peste, avrebbe innalzato un tempio alla Madonna.
Il 1° aprile 1631, mentre i contagi finalmente calavano, fu posata la prima pietra della basilica di Santa Maria della Salute. Ma il destino volle che, poco dopo, la peste si portasse via proprio i protagonisti di quel voto: il Doge il 2 aprile, il Patriarca il 7 maggio.
Da allora, ogni 21 novembre, Venezia rinnova la promessa. Una processione parte da Santa Maria del Giglio e, grazie a un ponte galleggiante, attraversa il Canal Grande per raggiungere la Basilica, cuore di devozione e gratitudine.
I Vedutisti del Settecento ci hanno lasciato immagini di quel ponte votivo: pennellate che raccontano non solo un passaggio sull’acqua, ma il filo invisibile che ancora lega la città al suo passato, tra fede, memoria e resilienza.

la processione attraversa il ponte in una foto del 1920-30
“La costruzione del ponte per la festa della Madonna della Salute” realizzato da Johan Richter tra il 1717 e il 1720
“Il ponte per la festa della Madonna della Salute” realizzato da Luca Carlevarjis tra il 1700 e il 1710
“Il doge Alvise IV Mocenigo alla Basilica di Santa Maria della Salute a Venezia” realizzato da Francesco Guardi tra il 1766 e il 1770

Sestiere di San Marco e di Dorsoduro
Da Campiello del Traghetto a Calle Lanza nei giorni a ridosso del 21 novembre
Geolocalizzazione:
da 45.431645, 12.333008 (Campiello del Traghetto a San Marco)
a 45.430988, 12.333128 (Calle Lanza a Dorsoduro)

Una opinione su "162. Il ponte della Salute"

  1. Complimenti per le foto e i quadri antichi a tema.

    Con un amico (anche lui veneziano) tempo fa abbiamo parlato di un ricordo comune: molto tempo fa era stata installata una voliera in piazza San Marco che avrebbe servito da incubatrice per delle farfalle che avrebbero dovuto apparire all’apertura. Ricordiamo comunque che non fu un gran successo e che le farfalle uscite sono state molto poche. Ho cercato per trovare qualche notizia in merito, ma non ho avuto successo. Sicuramente con i Vostri mezzi potrete darmi notizie in merito, grazie. Valerio – Venezia

    P.S. ancora un ringraziamento a Mauro Zucchetto per le informazioni ricevute sui bassorilievi della casa vicino all’imbarcadero di San Marcuola.

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