110. La peste umana

Nel 1629 la peste, già dilagante in Europa, raggiunse anche Venezia, seminando morte e devastazione. L’anno successivo, il doge Nicolò Contarini, da poco insediato, e il patriarca Giovanni Tiepolo si affidarono alla Vergine per liberare la città dal morbo, promettendo la costruzione di una chiesa votiva: la basilica di Santa Maria della Salute.
Nel 1631 l’epidemia si esaurì, ancora prima che la basilica fosse completata, ma non prima di aver falciato metà della popolazione, compresi il Doge e il Patriarca. La chiesa divenne subito luogo di culto e pellegrinaggio, e nel 1679 fu arricchita con un altare monumentale, affidato allo scultore fiammingo Giusto De Court.
Da un massiccio blocco di marmo bianco di Carrara, De Court scolpì una Venezia, sotto le sembianze di una giovane donna, nell’atto di implorare la Vergine col Bambino, mentre la Peste, raffigurata come una vecchia, fugge terrorizzata. La statua della Peste colpì fin da subito per la sua intensità: una figura sconvolta, dai seni cadenti, le braccia levate, la bocca sdentata spalancata in un urlo, colpita al fianco da un angelo con una torcia infuocata.
Un’immagine potente, forse unica nel suo genere, che ancora oggi lascia senza parole.

Sestiere di Dorsoduro
altare maggiore della Basilica di Santa Maria della Salute
Geolocalizzazione: 45.430911, 12.334705

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