
Queste imponenti ancore raccontano la fine di due corazzate della Imperiale e Regia Marina Austro-Ungarica, protagoniste degli ultimi atti della Prima guerra mondiale.
La prima appartiene alla SMS Viribus Unitis, nave ammiraglia della flotta austro-ungarica. Il suo destino cambiò il 1° novembre 1918, quando gli ufficiali italiani Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci, partiti da Venezia, riuscirono a penetrare nel porto di Pola a bordo di una “mignatta” (una torpedine semovente ideata dallo stesso Rossetti) e a piazzare una carica esplosiva sotto lo scafo. La nave affondò in appena dieci minuti: uno degli episodi più audaci e ingegnosi della guerra navale italiana.
La seconda ancora proviene dalla SMS Tegetthoff, gemella della Viribus Unitis e anch’essa di stanza nel Golfo di Pola. Nel 1918 tentò invano di forzare il Canale di Otranto, ma uscì indenne dal conflitto. Dopo la guerra fu ceduta all’Italia come preda bellica: rimase ormeggiata a Venezia fino al 1923, poi fu trasferita a La Spezia e lì smantellata.
Fu deciso che le ancore di queste due navi dovessero ornare l’ingresso di due luoghi simbolo della Marina Militare: il Museo Storico Navale di Venezia, fondato nel 1919 (un tempo magazzino del grano per il panbiscotto, il pane a lunga durata delle navi della Serenissima) e il Palazzo Marina di Roma, inaugurato nel 1928, sede dello Stato Maggiore della Marina Militare.
Oggi, non devono più tenere salde le navi, ma i valori. E tra tutti, quello della pace.

Sestiere di Castello 2148 e 2149
in Campo San Biagio davanti al Museo Storico Navale
Geolocalizzazione: 45.432644, 12.349990