57. Il crollo miracolato

Alle 9:47 del mattino di lunedì 14 luglio 1902, un boato incredibile squarcia la quiete della piazza più visitata di Venezia: il “Paron de Casa”, come i veneziani chiamano affettuosamente il Campanile di San Marco, non esiste più. Il campanile più alto della città (98,6 metri) è crollato su sé stesso. Si dice che la causa sia stata la rimozione degli ancoraggi interni in ferro per far spazio a un ascensore.
Eppure, nessuna vittima. Un miracolo. Si racconta che l’unico a perdere la vita sia stato il gatto del custode. A parte un angolo della Biblioteca Marciana, anche gli edifici circostanti sono salvi. Persino la Basilica di San Marco, nonostante la vicinanza, è miracolosamente illesa. A fermare l’avanzata delle macerie fu la Pietra del Bando, una colonna mozzata posta proprio davanti a uno degli angoli della chiesa.
Anche la statua dell’angelo in bronzo che svettava sulla cima del campanile viene ritrovata quasi intatta. Delle cinque campane originali, si salva solo la maggiore: la celebre Marangona.
Le macerie non recuperabili vengono trasportate e gettate in mare a cinque miglia dal Lido, come in un simbolico funerale navale.
Quella stessa sera, il Consiglio Comunale approva la ricostruzione. La prima pietra viene posata il 25 aprile 1903, giorno di San Marco, e in quell’occasione il sindaco Filippo Grimani pronuncia la frase destinata a entrare nella storia:
«Com’era, dov’era.»
Il nuovo campanile, identico al precedente, viene inaugurato il 25 aprile 1912, esattamente nove anni dopo. Venezia aveva perso il suo simbolo, ma lo aveva già ritrovato.

Il mare restituisce ciò che la città ha perduto: mattoni levigati dal tempo e dalle onde riemergono talvolta sulle spiagge del Lido, come questi nel gennaio 2021.

Sestiere di San Marco
il Campanile di San Marco in Piazza San Marco
Geolocalizzazione: 45.43403, 12.33905

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