
Venezia non poggia su terra solida, ma su una palude addomesticata con ingegno e tenacia. Per renderla stabile, furono conficcati nel fango centinaia di migliaia di pali, uno accanto all’altro, pensati per sostenere l’intera città. Sopra di essi, due ordini incrociati di tavole, poi uno strato di lastroni di pietra spesso fino a sessanta centimetri, e infine gli edifici: chiese, palazzi, case, campanili.
Ma tutto questo pesa. E col tempo, inevitabilmente, tutto si muove, si assesta, si inclina. L’architettura veneziana ha imparato a convivere con il cedimento, adottando soluzioni capaci di piegarsi senza spezzarsi. Eppure, ogni tanto, qualcosa crolla. La storia della città è segnata da campanili caduti o preventivamente mozzati o demoliti per evitare il peggio. E, seppur più raramente, anche palazzi e chiese hanno conosciuto lo stesso destino.
Questa porta, la più inclinata di tutta Venezia, è la prova tangibile di questa instabilità. Qui, gli abitanti hanno dovuto inserire nel bilancio domestico una voce di spesa davvero singolare: rimodellare periodicamente la porta, per poter continuare ad aprirla.

Sestiere di San Polo 963A
all’incrocio tra Calle dei Sansoni, Ramo de la Donzella e Calle de la Donzella
Geolocalizzazione: 45.438473, 12.333328