77. I divieti in Campo Santo Stefano

Questa lapide, datata 1633, è una delle ultime superstiti a Venezia. Un tempo, era il mezzo più diretto e duraturo per informare la popolazione sui reati contro la religione, la morale e il buoncostume, perseguiti dagli “Essecutori contra la Biastema”, un organo istituito nel 1537 dal temuto Consiglio dei Dieci.
Le pene erano severe: si rischiava la prigione, il bando dai territori della Serenissima, la condanna al remo nelle galee veneziane, e una multa di 200 lire, somma che spettava all’accusatore, mantenuto anonimo.
Per comprendere la durezza di queste sanzioni, bisogna calarsi nel contesto dell’epoca: tra guerre, carestie ed epidemie, ingraziarsi il favore divino era ritenuto essenziale. Combattere la bestemmia e le indecenze significava, in fondo, tentare di placare l’ira celeste.
La lapide recita:

MDCXXXIII XX ZVGN,
SONO PROHIBITI TVTTI LI GIOCHI
QVALI SI SIANO ET ANCO IL VENDER ROBBA
METTER BOTTEGE O CORBE IL PROFFERIR
BIASTEME E FAR ALTRE INDECENZE INTORNO
A QVESTA CHIESA O LVOCHI SACRI CIRCON=
VICINI E QVESTO PER DELIBERATION DELL’
ECC.MI SS.RI ESS.RI CONTRA LA BIASTEMA CON
PENA ALLI TRANSGRESSORI DI PRIGIONE GA=
LIA BANDO ET ANCO L.RE CC. D’PICCOLI FRA L’
ACCVSATORE (QUAL SARA TENUTO SEGRETO)
ET CAPTORI
D. F.CO MO.NI PROC.R
D. NICOL CONTARINI
D. MAR.O ANT.O DI PRI.LI
D. ALVISE MOCENIGO
ESSCVTORI CONTRO LA BIASTEMA

Come d’uso, le iscrizioni venivano scolpite con economia di lettere: si univano due caratteri in uno (come la A e la L in QVAL o la T e la E in TENUTO), oppure si omettevano le lettere centrali, lasciando solo le finali in apice

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Sestiere di San Marco (di fronte a 3465)
a destra della porta d’ingresso della Chiesa di Santo Stefano in Campiello Santo Stefano
Geolocalizzazione: 45.433743, 12.330720

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