
A Venezia ho rintracciato finora 63 piere sbuse con foro orizzontale, disseminate su 30 facciate di 24 edifici. Questa in particolare aggiunge un tassello inatteso al mosaico del mistero: si trova in una calle strettissima e senza uscita (un luogo che solo un’altra piera sbusa condivide) raggiungibile attraverso un “sotoportego” ancora più angusto, quasi un varco segreto.
Un contesto così appartato sembra incrinare alcune delle ipotesi tramandate sul loro uso:
– non potevano servire a fissare bertesche difensive, perché qui non ci sarebbe spazio per assalti
– non potevano reggere liagò, troppo stretti i muri e l’affaccio
– non potevano ospitare drappi o bandiere, perché nessuno vi sarebbe passato a guardarle
– non potevano proteggere bancarelle, giacché la calle non avrebbe potuto contenerle
Eppure il condizionale resta inevitabile: non sappiamo quale fosse l’aspetto di questo luogo nel XIII secolo, quando le piere sbuse comparvero e poi caddero in disuso; né possiamo escludere che questa sia stata collocata in epoca successiva, magari recuperata da un edificio demolito.
Il suo orientamento a Est non sorprende (32% dei casi, superato solo dal Sud con il 48%), né la posizione al primo piano (30%, mentre al secondo piano se ne trovano il 37%). Ma ciò che la rende unica è la sua vicinanza all’osservatore: da così vicino si nota la cicatrice che la attraversa, segno di una frattura riparata con pazienza, incollata per continuare a resistere.
Così, in una calle che non porta da nessuna parte, questa pietra forata continua a raccontare un enigma: fragile e tenace insieme, memoria di un uso perduto e di un mistero che si infittisce.
PS. Questa piera sbusa orientata a 83° punta a Est.

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Sestiere di Castello (a dx di 1327)
In Calle Vecchia da Via Garibaldi
Geolocalizzazione: 45.432032, 12.354208